L’incidenza della lombalgia nei ciclisti va oltre il racconto aneddotico: oltre a un corretto bike fit, il benessere può essere migliorato anche attraverso un miglior controllo posturale.

Gli studi epidemiologici permettono di accrescere la conoscenza sulla distribuzione e sulla diffusione delle patologie e dei fattori di rischio: l’obiettivo è indirizzare interventi di prevenzione efficaci ed effettuare diagnosi corrette, sulla base di evidenze scientifiche consolidate e nel rispetto di criteri accreditati a livello internazionale.

INTRODUZIONE

Dopo un’attenta revisione della letteratura scientifica sulle lesioni nella pratica del ciclismo, abbiamo verificato come poca attenzione sia stata rivolta allo studio epidemiologico delle lesioni non-traumatiche in uno sport così ampiamente diffuso. Per quanto riguarda il numero totale di infortuni sportivi all’anno, il ciclismo ha il più alto numero assoluto di infortuni (614.594), seguito dal basket (597.224) e dal calcio (372.380) ¹.

Obiettivo primario di questo lavoro è verificare la prevalenza della lombalgia nei soggetti che praticano ciclismo, che vari rapporti aneddotici suggeriscono sia alta.

In letteratura risulta che la lombalgia nel ciclismo ha una prevalenza tra il 3% e il 58% in base allo studio. Questa variabilità nel dato è dovuta alle diverse metodologie e alla scelta del campione indagato.

È stato quindi eseguito uno studio epidemiologico descrittivo con la raccolta dei dati in retrospettiva. Attraverso l’utilizzo di uno specifico questionario è stata indagata la presenza della lombalgia e la sua manifestazione di dolore in un campione di 210 soggetti che praticano ciclismo. Inoltre abbiamo raccolto informazioni sul livello di preparazione fisica e di esperienza del ciclista.

Il secondo obiettivo di questo studio è quello di ricavare una base di dati utile per definire la sintomatologia della lombalgia nel ciclista e classificarla attraverso il maladaptive movement and motor control impairments di O’Sullivan². I risultati ottenuti possono essere il punto di partenza per sviluppare protocolli specifici per la prevenzione e la riabilitazione della lombalgia, oltre che metodi di allenamento più efficaci per il ciclista. Sapere in quale pattern disfunzionale rientra il soggetto è il primo passo verso il successo della terapia.

MATERIALI E METODI

Sono stati intervistati un totale di 210 atleti. Unico vincolo per poter partecipare allo studio è stato quello di essere ciclisti ed eseguire almeno un allenamento in bicicletta alla settimana.

I soggetti sono di nazionalità italiana, ad esclusione di 8 atleti che sono di nazionalità svizzera.

La partecipazione di tutti i ciclisti allo studio è volontaria. I soggetti sono stati preventivamente informati che le informazioni da loro espresse durante l’intervista sono trattate in forma anonima e non riconducibili a loro.

Al momento dell’intervista è stato sottolineato che il mal di schiena espresso nelle domande del questionario è inteso come dolore o indolenzimento localizzato nella regione lombo-sacrale, con o senza irradiamento del dolore alla regione dei glutei e agli arti inferiori.

QUESTIONARIO

Il questionario è suddiviso in due sezioni:

  1. Dati anagrafici e di formazione del ciclista. Con domande mirate a definire la tipologia del ciclista come Età, Sesso, Altezza, Peso, Categoria, Anni di attività, Giorni di allenamento alla settimana, Ore totali di allenamento alla settimana, Ore di allenamento in salita alla settimana.
  2. Valutazione della lombalgia. Con domande a vero\falso, a scelta multipla e una domanda a risposta breve per verificare la presenza della lombalgia, la frequenza, la gravità, il tipo di disagio per una possibile classificazione della lombalgia e le eventuali terapie seguite per alleviare il dolore.

Grazie alle informazioni raccolte nella prima sezione del questionario siamo in grado di elaborare un profilo del ciclista, indispensabile per verificare eventuali correlazioni tra la presenza di lombalgia e la formazione del soggetto (età, carico di lavoro, categoria, anni di pratica).

La seconda sezione del questionario è strutturata in 10 domande per verificare l’epidemiologia della lombalgia. Per consentire al ciclista sintomatico di indicare la gravità della lombalgia si è utilizzato una scala di valori da zero a dieci (0 = nessun disagio e 10 = massimo disagio). Utilizzando domande semplici abbiamo cercato di indagare la sintomatologia della lombalgia allo scopo di individuarne tratti comuni nel ciclista. L’ultima domanda è aperta e si riferisce alle eventuali terapie (farmacologiche, strumentali, tecniche manuali…) per controllare il disagio alla schiena.

ANALISI DEI DATI

I dati raccolti dalla somministrazione del questionario sono stati inseriti all’interno di un database, utilizzando l’applicativo Microsoft Access. Sul database creato si è agito per estrapolare i risultati statistici.

RISULTATI

Il questionario è stato completato da 210 ciclisti e circa l’85% (n = 178) di sesso maschile.

CARATTERISTICHE DEL SOGGETTO

I ciclisti maschi del nostro campione hanno una età media di 32 anni, un’altezza media di 175,4 centimetri e un peso medio di 67,3 chilogrammi.

Le femmine del nostro campione (n = 32) hanno una età media di 22 anni, un’altezza media di 164,2 centimetri e un peso medio di 54,4 chilogrammi.

FORMAZIONE DEL SOGGETTO

Come era prevedibile, i soggetti maschili eseguono più ore di allenamento rispetto al campione femminile. Risulta che i maschi hanno in media 12,4 anni di attività, eseguono 4,5 giorni di allenamento alla settimana, trascorrono in sella alla bicicletta 12,5 ore alla settimana di cui 4 ore percorse in salita.

Le femmine hanno in media 8,2 anni di attività, eseguono 4,3 giorni di allenamento alla settimana, le ore totali di allenamento alla settimana sono 9,4 di cui 2,4 ore di salita.

Per meglio comprendere la prevalenza della lombalgia in differenti classi di ciclisti, il campione utilizzato nel nostro lavoro è stato suddiviso in 3 sottoclassi in base alla tipologia del ciclista:

  • Ciclista in età evolutiva (n = 87). Sono atleti che non hanno superato i 18 anni di età e corrono nelle categorie giovanili come Esordienti (13/14 anni), Allievi (15/16 anni) e Juniores (17/18 anni). Il 29% è di sesso femminile (n = 25). Età media 16 anni. Altezza media di 172,5 centimetri. Peso medio di 59,3 chilogrammi. Anni di attività nel ciclismo 7,5. Risultano praticare in media 4,8 giorni di allenamento alla settimana. Le ore medie di allenamento alla settimana sono 11 di cui 2,7 ore in salita.
  • Ciclista agonista (n = 67). Abbiamo fatto rientrare in questa classe i ciclisti che eseguono abitualmente importanti carichi di lavoro in bicicletta, che si allenano 4 o più giorni alla settimana e con almeno 13 ore di bicicletta alla settimana. Solo il 4,5% è di sesso femminile (n = 3). Il ciclista anagraficamente più giovane in questo gruppo ha 18 anni, quello più anziano ha 60 anni. L’età media risulta di 37 anni. L’altezza media di 176 centimetri con un peso medio di 67,4 chilogrammi. Gli anni di attività nella pratica del ciclismo sono 15,2. La media dei giorni di allenamento è di 5,2 alla settimana. La media delle ore di allenamento in bicicletta è di 16,8 ore alla settimana di cui 5,7 ore in salita.
  • Ciclista ricreazionale (n = 56). Sono soggetti che praticano il ciclismo ma che svolgono carichi di lavoro leggero o moderato, che abitualmente non si allenano oltre 3 giorni della settimana e con meno di 13 ore di bicicletta alla settimana. Il 7,1% è di sesso femminile (n = 4). Il ciclista anagraficamente più giovane in questo gruppo ha 22 anni, quello più vecchio ha 70 anni. L’età media è di 46 anni. L’altezza media è di 172,9 centimetri, il peso medio è di 72,2 chilogrammi. Gli anni di attività sono 14,2. I giorni di allenamento sono 3,1 alla settimana. La media delle ore di allenamento alla settimana è di 8,2 ore di cui 3 ore in salita.

 

Evolutiva

Agonisti Ricreazionali
M

F

Età

16

15 37

46

Altezza (cm)

175

165

176

173

Peso (kg)

62

53 67

72

Esperienza (anni)

8

7 15

14

Pratica (ore/settimana)

11.5

9

16.8

8.2

Pratica (giorni/settimana)

4.8

4.7

5.2

3.1

 

PREVALENZA DELLA LOMBALGIA

Dal campione analizzato (n = 210) risulta che il 68,6% ha sofferto almeno una volta nella vita di lombalgia (n = 144). Di questi soggetti il 41,4% ha sofferto di lombalgia negli ultimi sei mesi (n = 87).

Se verifichiamo la prevalenza genere specifica, risulta che il 69,1% dei maschi ha sofferto almeno una volta di lombalgia (n = 123) e il 39,9% negli ultimi sei mesi (n = 71). Per quanto riguarda le femmine il 65,6% ha sofferto di lombalgia (n = 21) e il 50% negli ultimi sei mesi (n = 16). Esiste quindi una significativa differenza di genere nella prevalenza della lombalgia.

Il volume di allenamento in bicicletta per i soggetti che hanno sofferto di lombalgia negli ultimi sei mesi è di 10,6 ore alla settimana, mentre per i ciclisti che non hanno sofferto di lombalgia la media è di 13 ore alla settimana.

Nel gruppo Età evolutiva risulta che il 74,7% ha sofferto di lombalgia almeno una volta nella vita (n = 65) e il 47,1% ha sofferto di lombalgia negli ultimi sei mesi (n = 41).

Nel gruppo Agonisti risulta che il 58,2% ha sofferto di lombalgia nel corso della vita (n = 39) e il 25,4% ne ha sofferto negli ultimi sei mesi (n = 17).

Nel gruppo Ricreazionale risulta che il 71,4% ha sofferto di lombalgia (n = 40) e il 51,8% ne ha sofferto negli ultimi sei mesi (n = 29).

In relazione agli anni di attività abbiamo che la percentuale dei soggetti che hanno lamentato lombalgia negli ultimi sei mesi è tra chi pratica ciclismo da meno di 6 anni il 61,3% (n = 19), tra i soggetti che praticano ciclismo da 6 a 10 anni è il 37,5% (n = 33), tra i ciclisti che praticano da 11 a 15 anni è il 34% (n = 17) e tra i soggetti che praticano ciclismo da oltre 15 anni la percentuale è del 43,9% (n = 18).

DISAGIO DALLA LOMBALGIA

Tra i soggetti che hanno sofferto di lombalgia negli ultimi sei mesi, il disagio medio procurato è risultato 5,3 (scala di valori da 0 a 10). Non è presente una significativa differenza di genere (maschi = 5,3 e femmine = 5,4).

Interessante notare che solo il 31% dei ciclisti sintomatici negli ultimi sei mesi (n = 27) è ricorso a qualche forma di terapia per alleviare il disagio. Il loro disagio è espresso come 5,7 ed è analogo al disagio dichiarato dai soggetti che non hanno eseguito forme di terapia (5,1). Tra i ciclisti maschi che hanno sofferto di lombalgia negli ultimi sei mesi il 26,8% è ricorso a terapia, a fronte di un disagio espresso pari a 6. Mentre tra le donne sintomatiche negli ultimi sei mesi il 50% ha eseguito terapia e con un disagio medio di 4,9.

SINTOMATOLOGIA

I ciclisti che hanno sofferto di lombalgia lamentano che il disagio alla schiena aumenta quando si trovano in piedi per il 45,1% (n = 60), che il disagio aumenta a restare seduti il 29,3% (n = 39) e per il 15,8% il dolore aumenta a letto (n = 21). Il restante 9,8% riferisce che il disagio aumenta in varie posizioni come a letto e in piedi (n = 7), a letto e seduti (n = 1), seduti e in piedi (n = 2).

Il 44,3% del campione intervistato (n = 93) lamenta mal di schiena in bicicletta. Tra i ciclisti che hanno sofferto di lombalgia negli ultimi sei mesi, il 71,3% lamenta disagio in bicicletta.

C’è una forte corrispondenza tra i soggetti che soffrono di lombalgia ma non avvertono dolore in bicicletta e la percentuale dei soggetti che lamentano disagio a stare in piedi. Infatti il 58,8% (n = 30) di chi non ha dolore in bicicletta ha disagio a rimanere in piedi e solo il 9,8% a rimanere seduto.

Il 53,3% dei ciclisti sintomatici (n = 48) ha maggior disagio a pedalare in salita, questi soggetti dichiarano un allenamento in salita di 2,8 ore alla settimana. I ciclisti che lamentano maggior disagio in pianura eseguono un allenamento in salita di 3,2 ore alla settimana. Solo 1,1% lamenta disagio sia in pianura che salita.

L’ 83,5% ha male principalmente quando pedala seduto sulla sella. Tra i soggetti che hanno maggiormente male quando pedalano in piedi sui pedali, quasi la totalità ha male in salita.

Il dolore è riferito centralmente sul rachide lombo-sacrale nel 66,7% dei ciclisti (n = 62).

Nel 54,3% dei casi il disagio è maggiore in bicicletta e diminuisce dopo la pratica (n = 50).

Tra i soggetti che lamentano dolore in bicicletta il 44,7% avverte maggiori disagi a rimanere seduti e di questi l’81,8% ha maggiore dolore quando pedala seduto sulla bicicletta rispetto ad alzarsi sui pedali. Solo il 20% dei ciclisti che lamentano dolore in bicicletta dichiara che il disagio è maggiore nello stare sdraiati a letto.

Le terapie ricercate per alleviare la sintomatologia sono per il 33,3% un trattamento osteopatico, i massaggi al 31%, rivolgersi al fisioterapista per tecniche strumentali (laser, tecar) 28,6%, utilizzo di farmaci il 21,4%. La maggioranza dei soggetti utilizza più terapie.

DISCUSSIONE

I dati confermano che la lombalgia ha un’alta prevalenza nei ciclisti. Dal nostro campione risulta che il 41,4% ha sofferto di lombalgia negli ultimi sei mesi e con un disagio medio indicato pari a 5,3 (scala da 0 a 10).

Studi svolti sulle lesioni non-traumatiche in ciclisti professionisti ² ³ indicano una prevalenza della lombalgia tra il 17,3 e il 58%. Nello studio svolto da Clarsen ² si osserva come la prevalenza dei sintomi durante l’anno sia maggiore nella fase di competizione e minore nel periodo off-season, dimostrando una forte relazione tra ciclismo e lombalgia.

Tra gli studi svolti sui ciclisti amatoriali la prevalenza è tra il 3% e il 30,3% ⁴ ⁵ ⁶ ⁷. I tre studi di Kulund ⁵, di Weiss ⁶ e di Dannenberg ⁷ che riportano la prevalenza più bassa (tra il 3% e il 16%) sono stati eseguiti su dei campioni di ciclisti impegnati in giri di più giorni e registrano le lesioni non-traumatiche che si verificano durante i giri osservati. Questa diversità nella metodologia di indagine rispetto ad altri studi pubblicati, dove invece si esegue una indagine retrospettiva sulle lesioni occorse negli ultimi 12 mesi, giustifica una prevalenza della lombalgia inferiore. Nello studio svolto da Wilber ⁴ viene riportata una prevalenza di 30,3%, il campione è composto da ciclisti con una media di tre giorni/settimana e 5 ore/settimana di bicicletta, la percentuale della prevalenza cresce all’aumentare delle miglia percorse in bicicletta. Nel nostro campione la media dei giorni di pratica è 4,5 alla settimana e con 12 ore alla settimana di bicicletta, è quindi lecito aspettarsi una prevalenza maggiore.

La corrispondenza osservata nello studio di Wilber tra il volume di chilometri percorsi alla settimana e il maggior rischio di lesioni alla schiena non è confermata nel nostro lavoro. Il campione Agonisti con almeno 13 ore/settimana di bicicletta ha una prevalenza della lombalgia di 25,4% negli ultimi sei mesi, mentre il campione Ricreazionale con meno di 13 ore di pratica alla settimana riporta una prevalenza media di 51,8% negli ultimi sei mesi. Questo andamento è confermato osservando che i ciclisti che lamentano lombalgia praticano in media 10,6 ore/settimana contro le 13 ore/settimana dei soggetti asintomatici. Comportamento non in linea con precedenti studi ² ⁴, dove l’aumento del carico di lavoro in bicicletta corrisponde a una probabilità più alta di lombalgia. Anomalia forse spiegata da due possibili fenomeni che possono essersi verificati nel reclutamento del campione: il primo è il rischio di recall bias tra i soggetti intervistati il giorno stesso della gara e che compongono prevalentemente il campione Agonisti. Studi ⁸ che indagano gli effetti del recall bias in indagini retrospettive mostrano una generale sotto-segnalazione di eventi lesione (come la lombalgia), che unito al particolare momento di stress dell’atleta prima della competizione può aver portato a una sottostima della prevalenza nel campione Agonisti.  Il secondo fenomeno può essere una sovrastima causata dalla sensibilità al tema lombalgia tra i soggetti che hanno scelto spontaneamente di partecipare allo studio, un’attenzione selettiva di chi soffre di mal di schiena verso l’indagine da noi trattata, soggetti volontari che compongono prevalentemente il campione Ricreazionali. Questo può aver portato alla significativa differenza di prevalenza della lombalgia tra i campioni Agonisti e Ricreazionali e avere limitato l’efficacia del nostro campione.

In letteratura non ci sono studi mirati alle lesioni non-traumatiche nella pratica del ciclismo in età evolutiva. Nei giovani atleti la lombalgia si verifica tra il 10% e il 15% dei soggetti ⁹. Studi dimostrano come la prevalenza aumenta per alcuni sport considerati a rischio, come il football americano (il 27%) ¹⁰ e la ginnastica artistica (il 50%) ¹¹. Il dato che emerge dal nostro lavoro stima nel 47,1% i ciclisti che militano nelle categorie giovanili che hanno sofferto di lombalgia negli ultimi sei mesi. L’età media del campione risulta essere di 16 anni e con oltre 7 anni di attività. Questo conferma come il ciclismo sia uno sport ad alto rischio di lombalgia.

La lombalgia è più frequente in alcuni sport rispetto ad altri. Tra gli sportivi con una prevalenza maggiore abbiamo i lottatori (54%), tennisti (32%) e nei giocatori di calcio (37%) ¹², nei vogatori (20%) ¹³. Si intuisce che nel ciclismo la probabilità di incorrere in questo tipo di lesione è superiore ad altri sport.

Solamente meno di un terzo dei ciclisti sintomatici ricorre a terapie specifiche per alleviare il disagio, a dimostrazione che la lombalgia è vista come una lesione che si risolve da sola ovvero c’è una abituazione alla sintomatologia che, tranne nelle forme acute, non impedisce la pratica del ciclismo. Bisogna ricordare che se la sintomatologia perdura per più mesi, il rischio di sviluppare una lombalgia cronica è molto alto. Il disagio espresso dai soggetti è 5 (su una scala di valori da 0 a 10) sia per chi ricorre a terapie e sia per chi non esegue nessuna terapia. La percezione del dolore non sembra essere una discriminante per servirsi di cure specifiche.

CONCLUSIONE

Questo lavoro arricchisce la scarsa letteratura sulla prevalenza della lombalgia nella pratica del ciclismo. Il ciclismo è uno sport ad alto rischio di lombalgia con una prevalenza superiore a molti altri sport.

A nostra conoscenza non esistono studi mirati alle lesioni non-traumatiche nella pratica del ciclismo in età evolutiva. Il dato che emerge dal nostro lavoro è una prevalenza della lombalgia del 47,1% in un campione con una età media di 16 anni e 7 anni di pratica. Questo dato conferma come il ciclismo sia uno sport ad alto rischio anche nelle categorie giovanili e sarebbe opportuno pensare a specifiche metodiche di allenamento per evitare questo rischio.

Meno di un terzo dei ciclisti sintomatici ricorre a terapie specifiche per alleviare, o togliere, il disagio. Questo dato deve fare riflettere, considerando che il 10% dei soggetti che hanno sofferto di lombalgia in forma acuta, senza adeguate terapie riabilitative ricadono nella cronicità.

Circa un terzo dei soggetti che soffrono di lombalgia non lamenta disagio in bicicletta, di questi ciclisti la maggioranza avverte maggior dolore nello stare in piedi durante le attività quotidiane. Tra i ciclisti che hanno mal di schiena a pedalare, quasi la metà avverte un maggior disagio nel restare seduti in una qualsiasi attività quotidiana. Il disagio arrecato dal mal di schiena aumenta a pedalare in salita nella maggioranza dei casi e l’allenamento sembra essere un fattore benefico, infatti se aumentano le ore/settimana di allenamento in salita cala la probabilità di avere mal di schiena pedalando in salita. Nella maggioranza dei soggetti il disagio in bicicletta diminuisce cessata l’attività.

Sulla eziopatogenesi i ricercatori concordano sulla posizione assunta dal ciclista sulla bicicletta che porta a un annullamento della lordosi lombare, che può arrivare fino alla inversione della curva ¹⁴ ¹⁵. Il gesto ripetuto della pedalata vicino al limite di flessione del ciclista inevitabilmente influenza il verificarsi del mal di schiena. Una corretta regolazione della bicicletta in relazione alle misure antropometriche e di mobilità del soggetto può ridurre questo tipo di problematica ¹⁶ ¹⁷.

RICADUTE APPLICATIVE

I risultati di questo studio portano a identificare la lombalgia del ciclista come una sindrome flessoria della classificazione di O’Sullivan². Come proposto da Colonna, le sindromi flessorie traggono beneficio, in termini sia di prevenzione sia terapeutici, da un lavoro svolto sulla catena posteriore statica dinamica in modo differenziato, focalizzato ad allungare la componente caudale e rinforzare la componente craniale.

 

 

Questo tipo di approccio non è in linea con alcuni tipi di metodiche terapeutiche mediante ginnastica posturale che ritengono fondamentale allungare la catena muscolare nella sua globalità. L’allungamento della componente caudale, composta principalmente dai muscoli ischiocrurali, dovrebbe indurre una riduzione della retroversione del bacino; il rinforzo della componente craniale, composta principalmente dai muscoli paravertebrali lombari, dovrebbe opporsi alla rettilinizzazione del rachide lombare.

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